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pioggie e nebbie, salvo tre o quattro belle giornate che permisero escursioni d’ogni genere.
Verso quel tempo l’onagga partorì un piccino che apparteneva al medesimo sesso della madre e che si tirò su a maraviglia. Nel ricinto vi fu, nelle medesime circostanze, accrescimento del gregge dei mufloni, e già molti agnelli belavano sotto le tettoje con gran gioja di Nab e di Harbert, i quali avevano ciascuno il loro favorito tra i neonati.
Fu pure fatto un tentativo di addomesticamento dei pecari, tentativo che riuscì benissimo. Presso al cortile fu costrutto un porcile, che in breve contò molti piccini che si educavano, vale a dire s’ingrassavano per cura di Nab.
Mastro Jup, incaricato di portar loro il cibo quotidiano, lavatura di piatti, avanzi di cucina, ecc. attendeva coscienziosamente alla sua bisogna. Talvolta gli accadeva, è vero, di darsi spasso a spese dei piccoli pensionarî, tirando loro la coda; ma era malizia, non cattiveria, perchè le coduzze attortigliate lo tentavano come un trastullo, ed i suoi istinti erano quelli di un fanciulletto.
Un giorno Pencroff, discorrendo coll’ingegnere, gli ricordò una promessa che questi non aveva avuto ancora il tempo di mantenere.
— Avevate parlato d’un apparecchio che sostituirebbe le lunghe scale del Palazzo di Granito; non lo porrete voi in opera?
— Volete parlare d’un ascensore.
— Chiamatelo pure ascensore se volete, il nome non importa nulla, purchè la cosa ci porti su senza stancarci,
— Nulla di più facile, Pencroff, ma è proprio utile?
— Certo, signor Cyrus; dopo d’esserci concessi il necessario, pensiamo un po’ alle comodità. Per le persone sarà un lusso, se volete, ma per le cose è indispensabile.