Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/355

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e dovette adattare l’antico forno di vasellami al nuovo uffizio. Ciò offriva gran difficoltà, ma dopo molti tentativi infruttuosi, l’ingegnere riuscì a mettere in opera un’officina di vetri che Gedeone Spilett ed Harbert, ajutanti naturali di Cyrus Smith, non lasciarono per alcuni giorni.

Quanto alle sostanze che entrano nella composizione del vetro, sono soltanto sabbia, creta e soda (carbonato o solfato). Ora la spiaggia forniva la sabbia, la calce forniva la creta, le piante la soda, le piriti l’acido solforico, ed il suolo il carbone per scaldare il forno alla temperatura necessaria.

Cyrus Smith si trovava dunque nelle condizioni richiesto per operare. L’utensile, la cui fabbricazione offrì le maggiori difficoltà, fu la cannella del vetrajo, tubo di ferro lungo da cinque a sei piedi, che serve a raccorre con una delle estremità la materia tenuta in istato di fusione. Ma per mezzo d’una lastra di ferro, lunga e sottile, che fu rotolata come una canna da fucile, Pencroff riuscì a fabbricare quell’arnese.

Il 28 marzo il forno fu scaldato vivamente. Cento parti di sabbia, trentacinque di creta, quaranta di solfato di soda, mescolate a due o tre parti di carbone polverizzato, composero la sostanza che fu deposta nei crogiuoli di terra refrattaria. Quando la temperatura del forno l’ebbe ridotta allo stato liquido, o, per meglio dire, allo stato pastoso, Cyrus Smith raccolse colla cannella una certa quantità di questa pasta, la voltò e rivolto sopra una lastra di metallo preparata, in guisa da darle la forma necessaria per la soffiatura. Poi diede la cannella ad Harbert, dicendogli di soffiare dall’altra estremità.

— Come per fare delle bolle di sapone? domandò il giovanetto.

— Appunto.

Ed Harbert, enfiando le gote, soffiò così bene nella