Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/357

Da Wikisource.

Smith non era cacciatore, e d’altra parte Harbert parlava di chimica e di fisica, in quel giorno molti kanguri, cabiaj ed agutis passarono a tiro impunemente. Ne avvenne che, essendo già inoltrato il giorno, i due cacciatori rischiavano d’aver fatta un’escursione inutile, quando Harbert, arrestandosi e mandando un grido, esclamò:

— Ah! signor Cyrus! Vedete quell’albero?

E mostrava un arbusto meglio che un albero, perchè non si componeva che d’un ramo semplice, vestito d’una corteccia squamosa, con foglie macchiate di vene parallele.

— E che albero è questo che assomiglia ad un piccolo palmizio? domandò Cyrus Smith.

— È una cycas revoluta, di cui ho il disegno nel nostro dizionario di storia naturale.

— Ma io non vedo frutti su quest’arbusto.

— No, signor Cyrus, rispose Harbert, ma il suo tronco contiene una farina che la natura ci fornisce bella e macinata.

— È dunque l’albero da pane?

— Sì, l’albero da pane.

— Ebbene, fanciullo mio, rispose l’ingegnere, questa è una preziosa scoperta, intanto che aspettiamo il nostro raccolto di frumento. All’opera, e faccia il Cielo che non ti sia sbagliato.

Harbert non s’era sbagliato. Spezzò il ramo d’una cycas, ch’era composto d’un tessuto glandulare e conteneva una certa quantità di midollo farinaceo, attraversato da fasci legnosi, separati da anelli della medesima sostanza disposti concentricamente.

A quella fecola si mesceva un succo mucillaginoso, d’un sapore sgradevole, ma che doveva esser facile espellere colla pressione. Codesta sostanza cellulare formava una vera farina di ottima qualità, nutrientissima, e di cui una volta le leggi giapponesi proibivano l’esportazione.