Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/36

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— Avete ragione, rispose il reporter; separiamoci il meno che è possibile.

Frattanto Nab lottava vigorosamente contro la corrente che attraversava in direzione obliqua. Si vedeano le sue nere spalle emergere ad ogni colpo di braccia. Egli era trascinato con estrema velocità, ma s’avanzava pure verso la costa. Impiegò più d’un’ora a percorrere quel mezzo miglio che separava l’isolotto dalla terra, e non approdo che a molte centinaja di piedi dal punto dirimpetto a quello da cui era partito.

Nab toccò terra al piede d’un’alta muraglia di granito, si scosse vigorosamente, poi di corsa sparve dietro ad una punta di roccia che s’avanzava in mare all’altezza in circa dell’estremità settentrionale dell’isolotto.

I compagni aveano seguito con angoscia l’audace tentativo di Nab, e quando non lo poterono più vedere rivolsero i loro sguardi a quella terra a cui stavano per domandar rifugio; ed intanto mangiavano crude alcune conchiglie di cui era sparsa la sabbia: magro pasto, ma meglio tuttavia di nulla.

La costa dirimpetto formava una vasta baja terminata da una punta molto aguzza, sfornita intera

mente di vegetazione, e d’aspetto molto selvaggio.

Questa punta veniva a saldarsi al litorale con un disegno capriccioso e si puntellava ad alte roccie granitiche. Verso il nord, al contrario, la baja s’allargava, formando una costa più arrotondata che correva da sud-ovest à nord-est e terminava in un capo sottile. Fra queste due punte estreme, alle quali s’appoggiava l’arco della baja, la distanza poteva essere di otto miglia. A mezzo miglio dalla spiaggia l’isolotto occupava una stretta striscia di mare ed avea sembianze d’un enorme cetaceo arenato.

La sua massima larghezza non passava il quarto di miglio. Dinanzi all’isolotto il litorale si componeva in primo piano d’un gretto di sabbia sparso di roccie