Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/370

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femmina, le cui mammelle fornirono una quantità di latte che, secondo l’opinione del naturalista Dieffenbach, poteva passare per latte di vacca, e infatti non ne differisce nè per il colore, nè per la densità, ne per il gusto.

Pencroft aveva già prestato servizio in una nave baleniera, onde potè dirigere l’operazione dello squartamento dell’animale, operazione che durò tre giorni, ma dinanzi alla quale nessuno dei coloni fece lo schizzinoso, nemmeno Gedeone Spilett, il quale, secondo diceva il marinajo, doveva finire col farsi un eccellente naufrago.

Il lardo, tagliato a fette parallele di due piedi di grossezza, poi diviso in pezzi che potevano pesar mille libbre ciascuno, fu fuso in gran vasi di terra portati sul luogo medesimo dello squartamento perchè non si voleva appestare le vicinanze dell’altipiano di Lunga Vista e in questa fusione perdette circa un terzo del suo peso; ma ve n’era a profusione; la lingua soltanto diede seimila libbre d’olio, e il labbro inferiore quattromila; poi, oltre quel grasso che doveva assicurare per un pezzo la provvista di stearina e di glicerina, vi erano i fanoni che, senza dubbio, tornerebbero utili, sebbene al Palazzo di Granito non si portassero nè fascette, nè paracqua. La parte superiore della bocca del cetaceo era infatti fornita d’ambe le parti di ottocento lame cornee, molto elastiche, di struttura fibrosa, affilate agli orli come due gran pettini, i cui denti, lunghi sei piedi, servivano a trattenere le migliaja d’animaluzzi, di pesciolini e di molluschi di cui si nutre la balena.

Terminata l’operazione con gran soddisfazione degli operatori, le reliquie dell’animale furono abbandonate agli uccelli che dovevano farne sparire fin le ultime vestigia, ed i lavori quotidiani furono ripigliati al Palazzo di Granito.

Peraltro, prima di tornare al cantiere di costruzione,