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— Ebbene, rispose il marinajo, vi ha del buono
e del cattivo, come in tutte le cose. Vedremo. Ma
ecco, incomincia il flusso; fra tre ore tenteremo il
passaggio, e una volta là, cercheremo di cavarci
d’impaccio e di ritrovare il signor Smith.
Pencroff non si era ingannato sulle sue previsioni; tre ore dopo, alla marea bassa, la maggior parte delle sabbie che formavano il letto del canale era allo scoperto e non rimaneva fra l’isolotto e la costa altro che una stretta linea d’acqua che senza dubbio si doveva guadare agevolmente. Infatti, verso le dieci, Gedeone Spilett ed i suoi due compagni si spogliarono delle vestimenta e ne fecero un fardello, che posero sul capo; poi s’avventurarono nel canale, la cui profondità non passava i cinque piedi.
Harbert, per il quale l’acqua sarebbe stata troppo alta, nuotava come un pesce, e se la cavò a meraviglia. Tutti tre giunsero senza difficoltà all’opposto litorale. Quivi, in breve rasciugati dal sole, rivestirono i loro panni che avevano preservati dal contatto dell’acqua, e tennero consiglio.
CAPITOLO IV.
Appena giunti, il reporter disse al marinajo di aspettarlo in quel luogo medesimo, ch’egli lo raggiungerebbe; e senza perdere un istante risalì il litorale nella direzione che alcune ore prima aveva seguíto il negro Nab, poi sparve rapidamente dietro un angolo della costa: tanto gli premeva di aver notizie dell’ingegnere.
Harbert avrebbe voluto accompagnarlo.