Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/39

Da Wikisource.


— Rimanete, fanciullo mio, gli aveva detto il marinajo; noi dobbiamo preparare un attendamento e vedere, se è possibile, di trovar qualche cosa di più solido di conchiglie per cavarci l’appetito. I nostri amici avranno bisogno di ristorarsi al loro ritorno. Ciascuno abbia il suo compito.

— Sono pronto, Pencroff, rispose Harbert.

— Sta bene, soggiunse il marinajo, procediamo metodicamente. Siamo stanchi, abbiamo freddo, abbiamo fame. Si tratta dunque di trovar ricovero, fuoco e nutrimento. La foresta ha della legna; i nidi hanno delle uova; rimane da cercare la casa.

— Ebbene, rispose Harbert, io cercherò una grotta in queste roccie, e finirò collo scoprire qualche buco nel quale cacciarci.

— Così bisogna fare, rispose Pencroff; incamminiamoci, fanciullo mio.

Ed eccoli camminar tutti e due a piedi dell’enorme muraglia, su quella spiaggia che la marea bassa aveva largamente scoperto. Ma invece di risalire verso il nord, scesero al sud.

Pencroff aveva notato, a poche centinaja di passi sotto il luogo a cui aveano approdato, che la costa offriva uno stretto vano, il quale, a parer suo, doveva servire di sbocco ad un fiume o ad un ruscello. Ora, oltre che era importante accomodarsi nella vicinanza d’un corso d’acqua potabile, non era cosa impossibile che la corrente avesse spinto Cyrus Smith da quella parte.

L’alta muraglia s’ergeva a circa trecento piedi, ma il masso era pieno da per tutto, ed eziandio alla sua base, lambita appena dal mare, non offriva la menoma fessura che potesse servire di temporanea dimora. Era un muro a piombo fatto di durissimo granito, e l’onda non l’aveva mai rosicchiato. Verso il sommo volteggiava un mondo d’uccelli acquatici, e particolarmente diverse specie dell’ordine dei pal-