Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/43

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di combustibile. Immagino che la legna non ci sarà inutile per turare queste aperture attraverso le quali il diavolo sembra suonar la trombetta.

Harbert e Pencroff lasciarono i Camini, ed oltrepassando l’angolo cominciarono a risalire la riva sinistra della riviera. La corrente era abbastanza rapida e trascinava alcuni pezzi di legna secca. La marea crescente — e già si faceva sentire in questo momento – doveva spingerli con forza ed a gran distanza.

Il marinajo penso adunque che si potrebbe trar partito di quel flusso e riflusso per il trasporto degli oggetti pesanti.

Dopo di aver camminato per un quarto d’ora, il marinajo ed il giovinetto giunsero al brusco gomito fatto dalla riviera nel piegare a mancina. Da quel punto il suo corso proseguiva attraverso una foresta di magnifici alberi, i quali aveano conservata la loro verdura, malgrado la stagione avanzata, essendochè appartenevano a quella famiglia di conifere che si propaga in tutte le regioni del globo, dai climi settentrionali fino alle contrade tropicali. Il giovane naturalista riconobbe più particolarmente alcuni «deodars,» essenze frequentissime nella zona dell’Himalaya e che spargevano un aroma gradevole. Fra questi vaghi alberi crescevano gruppi di pini dall’ampio ombrello opaco, ed in mezzo alle alte erbe, Pencroff sentì che il suo piede schiacciava aromi secchi, crepitanti come fuochi d’artifizio.

— Ecco, giovinetto mio, diss’egli ad Harbert, non so il nome di questi alberi, ma so almeno porli nella categoria della legna da ardere, e per ora è la sola cosa che ci convenga.

— Facciamo la nostra provvista, rispose Harbert accingendosi subito all’opera.

Fu facile la raccolta. Non era neanche necessario mozzare i rami degli alberi, poichè enorme quantità di legna secca giaceva ai loro piedi. Ma se non man-