Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/45

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accordo Pencroff e Harbert risolvettero di arrampicarsi sul poggio superiore per esaminare il paese in un più ampio raggio. Precisamente a dugento passi dietro l’angolo formato dalla riviera, la muraglia, terminata da una frana di roccie, veniva a morire in dolce pendío sul lembo della foresta. Era come una scalinata naturale; Harbert ed il marinajo cominciarono adunque l’ascensione, e, grazie al vigore dei loro garetti, giunsero in pochi istanti sulla cresta, e vennero a porsi laddove faceva angolo sulla foce della riviera.

Nell’arrivare, il loro primo sguardo fu volto a quell’oceano che aveano attraversato in così terribili condizioni! Osservarono, commossi, tutta la parte del nord della costa su cui era avvenuta la catastrofe.

Colà Cyrus Smith era scomparso. Cercarono cogli occhi se mai non galleggiasse ancora qualche reliquia del pallone a cui un uomo avesse potuto aggrapparsi. Nulla! Il mare non era che un ampio deserto d’acqua. Quanto alla costa, era anch’essa deserta, nè il reporter nè Nab vi si mostravano. Ma era possibile che in quella fossero entrambi così distanti da non poterli vedere.

— Qualche cosa mi dice, esclamò Harbert, che un uomo energico della fatta del signor Cyrus non potè annegarsi come il primo venuto! Egli deve aver toccato qualche punto della spiaggia. Non è vero, Pencroff?

Il marinajo crollò tristamente il capo; egli non sperava gran fatto di rivedere Cyrus Smith; ma, volendo lasciar qualche speranza ad Harbert, disse:

— Certo, certo, il nostro ingegnere è tal uomo da cavarsi d’impaccio là dove un altro soccomberebbe.

Frattanto egli osservava la costa con estrema attenzione. Sotto i suoi occhi si svolgeva la spiaggia sabbiosa, limitata alla destra dalla foce, da linee di scogli che emergevano tuttavia a somiglianza di gruppi d’anfibî coricati nell’arena. Al di là della linea di