Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/49

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riore. Fu lasciato un solo condotto stretto e sinuoso che s’apriva sulla parte laterale affine di condurre il fumo al di fuori e di assicurare il buon andamento del focolare. A questo modo i Camini si trovavano chiusi in tre o quattro camere, se pure si può dar codesto nome a tenebrose caverne, di cui una belva si sarebbe appena accontentata. Ma vi si stava all’asciutto ed in piedi, almeno nella principal camera che occupava il centro. Una sabbia fina ne copriva il suolo, ed in fin dei conti si poteva accomodarvisi aspettando di meglio.

Nel mentre attendevano al lavoro, Harbert e Pencroff cianciavano.

— Forse, diceva Harbert, i nostri compagni avranno trovato un ricovero migliore del nostro.

— È possibile, rispondeva il marinajo, ma nel dubbio non astenerti. Val meglio una corda di più al proprio arco che un arco senza corda.

— Ah, ripeteva Harbert, riconducano essi il signor Smith, lo ritrovino, e non avremo più che a ringraziare il Cielo!

— Sì, mormorava Pencroff, quello era un uomo!

— Era...disse Harbert; disperi tu forse di rivederlo?

— Dio me ne guardi, rispose il marinajo.

Il lavoro di adattamento fu presto compito, e Pencroff se ne dichiarò soddisfattissimo.

— Ora, diss’egli, i nostri amici possono ritornare. Essi troveranno un ricovero sufficiente.

Rimaneva a preparare il focolare ed il pasto, semplice e facile bisogna in verità. In fondo al primo corridojo di mancina furon collocate larghe pietre liscie all’orifizio dello stretto condotto ch’era stato riservato. Il calore che il fumo non trarrebbe al di fuori dovea bastare evidentemente a mantenere una temperatura tiepida all’interno. La provvista di legna fu ammucchiata in una delle camere, ed il marinajo collocò sui sassi del focolare alcuni ceppi misti a legna