Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/53

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cigno senza dir verbo; sfinito dalla stanchezza, affamato, non avea forza di pronunciare una parola. Quanto a Nab, i suoi occhi rossi provavano quanto egli avesse pianto, e nuove lagrime, che non potè trattenere, dissero troppo chiaro com’egli avesse perduto ogni speranza. Il reporter fece il racconto delle ricerche fatte per ritrovare Cyrus Smith. Nab ed egli avevano percorso la costa per uno spazio di oltre otto miglia, e per conseguenza molto al di là del punto in cui era avvenuta la penultima caduta del pallone, caduta ch’era stata seguíta dalla scomparsa dell’ingegnere e Top. La spiaggia era deserta, nessuna traccia, nessuna impronta. Non un ciottolo rimosso di recente, non un indizio sulla sabbia, non una pedata umana su tutta quella parte del litorale; era evidente che nessun abitante frequentava quella porzione della costa.

Il mare era esso pure deserto al par della spiaggia, ed era là, a poche centinaja di piedi dalla costa che l’ingegnere avea trovato la propria tomba.

In quella Nab si levò con voce che dinotava quanto i sentimenti di speranza resistessero in lui, ed esclamò:

– No, egli non è morto! no, codesto non può essere! Eh via! qualsiasi altro è possibile, ma egli è uomo da cavarsela sempre.

Poi, abbandonato dalle forze, mormorò:

— Ah non ne posso più.

Harbert corse a lui.

— Nab, disse il giovinetto, lo ritroveremo! Dio ce lo renderà! Ma frattanto voi avete fame; mangiate, mangiate qualche cosa, ve ne prego.

E così dicendo offriva al povero negro alcune manate di conchiglie, magro ed insufficiente nutrimento.

Nab non aveva mangiato da molte ore, pure rifiutò; privo del suo padrone, non poteva nè voleva più vivere.

Quanto a Gedeone Spilett, egli divorò quei molluschi, poi si coricò sulla sabbia a’ piedi d’una roccia,