Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/54

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sfinito di forze ma tranquillo. Allora Harbert gli si accostò e, prendendolo per mano, disse:

— Signore, abbiamo scoperto un ricovero dove starete meglio che qui; scende la notte; venite a riposarvi, e domani vedremo....

Il reporter si levò, e seguíto dal giovinetto si diresse verso i Camini.

In quella Pencroff gli si mostrò, e coll’accento più naturale gli domandò se per caso avesse indosso un zolfanello.

Il reporter si fermò, cercò nelle tasche, non ne trovò, e disse:

— Ne avevo, ma ho dovuto gettare ogni cosa.

Il marinajo chiamò allora Nab, gli fece la medesima domanda e ne ricevette la stessa risposta.

— Maledizione! esclamò Pencroff non potendo trattenere questa parola.

Il reporter l’intese, e movendogli incontro, domandò:

— Non abbiamo zolfanelli?

— Nemmeno uno, e per conseguenza non abbiamo fuoco.

— Ah, se fosse qui il mio padrone, disse Nab, saprebbe pur farlo!

I quattro naufraghi rimasero immobili e si guardarono in volto non senza inquietudine. Fu Harbert che per il primo ruppe il silenzio, dicendo:

— Signor Spilett, voi siete fumatore, voi avete sempre dei zolfanelli in dosso, può essere che non abbiate cercato bene; cercate ancora, un zolfanello ci basterebbe.

Il reporter frugò di nuovo nelle tasche dei calzoni, del panciotto, del pastrano, ed in fine con gran gioja di Pencroff e con sua propria meraviglia sentì un pezzetto di legno attraverso la stoffa, ma non potevano levarlo. Siccome dovea essere un zolfanello, ed uno solo, si trattava di non guastare la capocchia di fosforo.