Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/57

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In pochi minuti furono cotte appuntino, ed il marinajo invitò il reporter a prender la sua porzione di cena. Tale fu il primo pasto dei naufraghi su quella incognita costa. Le uova sode erano eccellenti, e siccome l’uovo contiene tutti gli elementi indispensabili al nutrimento dell’uomo, i disgraziati se ne trovarono benissimo e si sentirono riconfortati.

Ah! se uno di essi non fosse mancato a quella cena! Se i cinque prigionieri evasi da Richmond fossero stati tutti là, sotto quelle roccie ammonticchiate, innanzi a quel fuoco scoppiettante, su quella sabbia asciutta, forse non avrebbero fatto che ringraziare il cielo! Ma il più ingegnoso, il più dotto, colui che era il loro capo legittimo, Cyrus Smith, ohimè! mancava, ed il suo corpo non avea neanco potuto ottenere una sepoltura.

Così passò la giornata del 25 marzo. Era scesa la notte. S’udiva al difuori fischiare il vento e la risacca battere monotona la costa. I ciottoli, sospinti ed aggitati dalle ondate, facevano un frastuono assordante.

Il reporter si era ritirato in fondo ad un oscuro corridojo, dopo di aver sommariamente notato gl’incidenti di quel giorno; la prima apparizione della nuova terra, la scomparsa dell’ingegnere, l’esplorazione della costa, l’incidente dei zolfanelli, ecc. La stanchezza gli procacciò in fine un po’ di riposo nel sonno.

Quanto ad Harbert s’addormento subito; il marinajo, vegliando d’un occhio, passò la notte accanto al focolare, e non risparmiò il combustibile.

Uno solo dei naufraghi non riposò nei Camini, e fu l’inconsolabile, il disperato Nab, il quale tutta notte, e malgrado ciò che gli dissero i compagni per indurlo a riposarsi, vagò sulla spiaggia chiamando il suo padrone!