Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/59

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da quella Provvidenza che mai non abbandona coloro che han fede sincera in essa.

Ma innanzi tutto dovevano essi accomodarsi in quella parte della costa, senza cercar di sapere a qual continente appartenesse; se fosse abitata, o se quel litorale altro non fosse che la spiaggia d’un’isola deserta?

Era un quesito importante da risolvere, ed al più presto, che la soluzione doveva suggerire i provvedimenti da prendersi. Peraltro, stando all’avviso di Pencroff, parve conveniente d’aspettare alcuni giorni innanzi d’intraprendere un’esplorazione. Bisognava, infatti, preparar viveri e procurarsi alimento più fortificante di quello unicamente dovuto alle uova ed ai molluschi. Gli esploratori, esposti a sopportare lunghe fatiche, senza un ricovero per riposare il capo, dovevano, prima d’ogni altra cosa, rimettersi in forze.

I Camini offrivano un bastevole ricovero temporaneamente; il fuoco era acceso, e sarebbe facile conservar le bragie; le conchiglie e le uova per ora non mancavano nelle roccie e sulla spiaggia, e certo si troverebbe modo di ammazzare qualcuno di quei colombi che volavano a centinaja sulla cresta dell’altipiano, magari a colpi di bastone od a sassate. Fors’anco gli alberi della vicina foresta fornirebbero frutti commestibili. Infine, si aveva l’acqua dolce. Fu dunque convenuto che, per alcuni giorni, si rimarrebbe ai Camini per prepararvisi ad un’esplorazione, sia sul litorale, sia nell’interno del paese.

Questo disegno conveniva in ispecial modo a Nab, ostinato nelle proprie idee e nei proprî presentimenti; egli non aveva alcuna fretta di abbandonare quella parte della costa ch’era stata teatro della catastrofe: non credeva, non voleva credere alla perdita di Cyrus Smith; no, non gli pareva possibile che un siffatto uomo avesse finito in modo tanto volgare, spazzato via da un colpo di mare, annegato nelle onde a poche