Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/87

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— A mezzo miglio circa, rispose Pencroff; e se siete meravigliato, signor Cyrus, non lo siamo noi meno vedendovi in questo luogo.

— In fatti, rispose l’ingegnere che si rianimava a poco a poco e prendeva interesse a questi particolari, in fatti è cosa bizzarra.

— Ma, soggiunse il marinajo, potete voi dirne che cosa è accaduto dopo il colpo di mare che vi strappò dal pallone?

Cyrus Smith raccolse le sue idee. Egli sapeva assai poco; il colpo di mare l’aveva strappato dalla rete dell’areostato; egli si era dapprima sprofondato parecchie braccia in mare, e tornato a galla, in quella penombra sentì un essere vivente agitarsi accanto a lui. Era Top, il quale si era buttato in mare per venirgli in ajuto. Levando gli occhi non vide più il pallone, che alleggerito del doppio peso era partito come una freccia. Si vide in mezzo a quei flutti corrucciati ad una distanza dalla costa che non doveva essere minore di mezzo miglio. Cercò di lottare colle ondate nuotando vigorosamente. Top lo sosteneva per le vestimenta, ma afferrato da una corrente fu spinto verso il nord, e dopo una mezz’ora di sforzi colò a fondo trascinando seco Top nell’abisso. Da quel momento, sino a che si era ridestato nelle braccia degli amici, più non si ricordava di nulla.

— Pure, riprese a dire Pencroff, bisogna che voi siate stato buttato sulla spiaggia e che abbiate avuto la forza di camminare fin qui, poichè Nab ha ritrovato le impronte dei vostri passi.

— Sì... deve pur essere così, rispose l’ingegnere riflettendo; e voi non avete visto traccia di esseri umani su questa costa?

— Nessuna, rispose il reporter; e poi, se per caso qualche salvatore si fosse trovato proprio lì per salvarvi, perchè mai vi avrebbe poi abbandonato?

— Avete ragione, mio caro Spilett; dimmi, Nab,