Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/94

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gliò, verso le otto del mattino, vide i suoi compagni accanto a lui che ne spiavano il ridestarsi, ed al par della vigilia le sue prime parole furono:

— Isola o continente?

Come si vede, era la sua idea fissa.

— Buono! rispose Pencroff, non ne sappiamo nulla, signor Smith.

— Non sapete ancora!...

— Ma lo sapremo, aggiunse Pencroff, appena ci avrete diretti in questo paese.

— Credo di essere in grado di tentare, rispose l’ingegnere, che senza gran sforzo si rizzò e si tenne in piedi.

— A meraviglia! esclamò il marinajo.

— Io moriva sopratutto di sfinimento, rispose Cyrus Smith; amici miei, un po’ di cibo, e tutto sarà finito. Avete del fuoco, non è vero?

Questa domanda non ottenne risposta, ma dopo alcuni istanti Pencroff disse:

— Ohimè! non abbiamo fuoco, od almeno, signor Cyrus, non ne abbiamo più.

Ed il marinajo fece il racconto di quanto era accaduto nella vigilia. Allegrò l’ingegnere raccontandogli la storia del loro unico zolfanello; poi il tentativo infruttuoso di procurarsi del fuoco alla maniera dei selvaggi.

— Provvederemo, rispose l’ingegnere, e se non troviamo una sostanza analoga all’esca....

— Ebbene? domandò il marinajo.

— Ebbene, faremo dei fiammiferi.

— Chimici?

— Chimici.

— La cosa è semplicissima! esclamò il reporter battendo sull’omero del marinajo.

Costui non la pensava così, ma non protestò.

Tutti uscirono; il tempo era ridivenuto bello.

Un vivo sole sorgeva sull’orizzonte del mare e fa-