Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/98

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— Se al mio ritorno trovo del fuoco in casa, bisogna che il fulmine in persona venga ad accenderlo.

Tutti e tre risalirono l’argine e, giunti al gomito formato dal fiume, il marinajo s’arrestò e disse ai compagni:

— Dobbiamo cominciare dall’essere cacciatori o boscajoli?

— Cacciatori, rispose Harbert; ecco appunto Top che va in cerca.

— E sia pure, rispose il marinajo; torneremo poi a far qui la provvista di legna.

Ciò detto Harbert, Nab e Pencroff, dopo di aver strappato tre bastoni al tronco d’un giovane abete, seguirono Top che saltellava nelle alte erbe.

Questa volta, invece di seguire il corso del fiume, si cacciarono più direttamente nel cuore della foresta. Erano sempre i medesimi alberi appartenenti per la maggior parte alla famiglia dei pini. In certi luoghi meno fitti, sparsi a gruppi, codesti pini avevano enormi dimensioni e sembravano indicare, per il loro sviluppo, che quella regione si trovava più alta in latitudine di quello che l’ingegnere immaginasse. Alcune sadure, irte da ceppi rosicchiati dal tempo, erano coperte di legna secca e formavano inesauribili provviste di combustibile; più oltre il bosco si restringeva e diveniva quasi impenetrabile.

Guidarsi in mezzo a quel fitto d’alberi, senza alcun sentiero tracciato, era cosa abbastanza difficile; laonde il marinajo segnalava di tanto in tanto la sua via con segni facilmente riconoscibili. Ma forse egli aveva avuto torto di non risalire il corso d’acqua come aveva fatto nella prima escursione, poichè dopo un’ora di cammino non si era ancora mostrata alcuna selvaggina. Top correndo sotto i bassi rami faceva levare a volo uccelli a cui non era possibile accostarsi. I curucù medesimi erano assolutamente invisibili e pareva probabile che il marinajo avesse ad essere