Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/99

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costretto a ritornare a quella parte acquitrinosa della foresta in cui aveva così felicemente fatto la pesca dei tetras.

— Eh! Pencroff, disse Nab con accento alquanto sarcastico, se è tutta la selvaggina che avete promesso di portare al mio padrone, non occorrerà gran fuoco per farla arrostire.

— Pazienza, Nab, rispose il marinajo, non sarà già la selvaggina che mancherà al ritorno.

— Non avete dunque fiducia nel signor Cyrus Smith?

— Sì.

— Ma non credete che egli farà del fuoco?

— Lo crederò quando vedrò la fiammata nel focolare.

— Ci sarà la fiammata, se il padrone l’ha detto.

— La vedremo!

Frattanto il sole non era giunto al più alto punto della sua corsa sopra l’orizzonte. Si continuò adunque l’esplorazione, che fu utilmente segnalata dalla scoperta che Harbert fece d’un albero, i cui frutti erano commestibili. Era il pino pinocchio che produce una mandorla eccellente, molto stimata nelle regioni temperate dell’America e dell’Europa. Codeste mandorle erano in perfetto stato di maturità, ed Harbert le segnalò ai due compagni, che banchettarono.

— Andiamo, disse Pencroff, alghe invece di pane, conchiglie crude invece di carne e mandorle per frutta; è proprio il desinare di gente che non ha in tasca nemmeno un zolfanello.

— Non bisogna lamentarsi, rispose Harbert.

— Non mi lamento, fanciullo mio, disse Pencroff; solo ripeto che della carne si fa un po’ troppo economia in questa sorta di pasti.

— Top ha visto qualche cosa! esclamò Nab correndo verso una forra, nella quale il cane era scomparso abbajando.

Ai latrati di Top si mescevano singolari grugniti.

Il marinajo ed Harbert avevano seguito Nab. Se vi