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capitolo iv. 19


Era certo che la città di Quiquendone doveva guadagnare in quella generosa combinazione un’illuminazione splendida, ma di ciò il dottor Ox ed il suo preparatore non si davano gran pensiero, come si vedrà in seguito. Precisamente al domani del giorno in cui il commissario Passauf aveva fatto quella chiassosa apparizione nel salotto del borgomastro, Gedeone Ygene ed il dottor Ox discorrevano entrambi nel gabinetto di lavoro che avevan comune a pian terreno del principale fabbricato dell’officina.

— Ebbene, Ygene, ebbene! esclamò il dottor Ox stropicciandosi le mani; li avete visti ieri al nostro ricevimento questi buoni Quiquendonesi dal sangue freddo, che quanto a vivacità di passione tengono il giusto mezzo fra lo spugne e le escrescenze coralligene? Li avete visti, contendere e provocarsi colle parole e cogli atti! Trasformati moralmente e fisicamente! E ciò non è che il principio, aspettate il momento in cui amministreremo loro una forte dose!

— In fatti, padrone, rispose Gedeone Ygene grattandosi il naso puntuto coll’estremità dell’indice, l’esperimento comincia bene, e se non avessi chiuso la cannella prudentemente, non so che cosa sarebbe accaduto.

— Avete sentito l’avvocato Zitto e quel medico Custos? soggiunse il dottor Ox. La frase per sè stessa non era già molto impertinente, ma in bocca d’un Quiquendonese vale tutte la serie delle ingiurie che gli eroi d’Omero si buttano in faccia prima d’acciuffarsi. Ah! codesti Fiamminghi! vedrete che cosa ne faremo un giorno.

— Ne faremo degli ingrati, rispose Gedeone Ygene coll’accento d’uomo che stimi l’umana specie al suo giusto valore.

— Oibò, disse il dottore, poco importa che ci siano grati o no, purchè la nostra esperienza riesca.

— D’altra parte, soggiunse il preparatore sorridendo furbescamente, non è forse da temere che producendo una tale eccitazione nel loro apparato respiratorio noi guastiamo un poco i polmoni a codesti buoni abitanti di Quiquendone?

— Tanto peggio per essi, rispose il dottor Ox; è nell’inte-