Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/127

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la veglia. 113

     Più liete voci in questa
Stanza fanciullo udia, quando nel verno
Erami immensa festa
20Cinger cogli altri il focolar paterno.

     Morte per sempre ha chiusi
Gli amati labbri. Ma tu già non taci,
Bronzo fedel, che accusi
24Col tuo squillo immortal l’ore fugaci,

     E notte e dì rammenti,
Che se al sonno mal vigili la testa
Inchinano i viventi,
28L’universo non dorme e non si arresta.

     Che son? che fui? Pel clivo
Della vita discendo, e parmi un’ora
Che garzoncel furtivo
32Correa sui monti a prevenir l’aurora.

     Giovani ancor del bosco,
Nato con me, verdeggiano le chiome;
Ma più non riconosco
36Di me, cangiata larva, altro che il nome.

     Precipitoso io varco
Di lustro in lustro: della vecchia creta
Da sè scotendo il carco
40Lo spirto avido anela alla sua meta.

Zanella 8