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Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/162

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148 il sonno

     Dell’antro in sulla porta
Lascio l’elmo e lo scudo,
E mi commetto ignudo
20A tenebrosa scorta.
Pende ignava la mano:
Vacillante e sopita
Ecco afferra uno strano
24La lampa di mia vita.

     Pari alle morte fronde
Che per cieco cammino,
Se il grido è ver, l’Eusino
28Manda del Caspio all’onde,
Verso la nova aurora
Pe’ silenti canali,
Che il sol mai non esplora,
32Nuotan meco i mortali.

     Lasciò l’aurato manto
Il tiranno sul trono,
Nè schifo ha del colono
36Che gli remiga accanto:
Al monaco il soldato
Sul collo un braccio posa:
Van, come cigni, allato
40Torquemada e Spinosa.