O mio soave Antonio, o Marïano,
E tu materna gloria, Ina! felici
Io vi riveggo, o sospirati invano 16Per tante lune da’ lontani amici.
Non io credea, che sì gran tempo Iddio
Ne volesse disgiunti. O quante volte
Seguitai con inutile desio 20Fulgide nubi all’occidente volte!
Quando dal trïonfato Etna torrenti
Precipitaro di guerriera lava,
Le braccia apersi, ma confusa a’ venti 24L’altera visïon si dileguava.
Sogno d’infranti cori ognor distrutto
E rinascente ognor, come d’arena
Cumol leggero che scherzoso flutto 28Scioglie e rifà colla tornante piena,
Quando fia che s’avveri? Il cor presago
Già l’ore ha noverate. Intanto in questa
Fidata solitudine del lago 32Che barbarica insegna non funesta,
La stanca anima mia possa una volta
Prevenir, festeggiando, i dì venturi;
E alla gentil, che del suo nome ascolta 36Oggi l’aure echeggiar, sciorre gli augurî.