Vai al contenuto

Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/250

Da Wikisource.
236 le nozze di tetide e peleo.


     Come gli umidi piani il rostro aperse
E sotto i remi il mar fessi d’argento,
Dalle candide spume il coro emerse
20Delle Nereidi attonite al portento.
Quel dì vago spettacolo si offerse
Alle umane pupille: a cento a cento
A fior dell’increspate acque marine
24Schierate le vezzose Oceanine.

     Allor Peleo per Teti arse d’amore,
Nè Teti disdegnò nozze terrene;
Allora de’ celesti al genitore
28Di Teti e di Pelèo piacque l’imene.
Salvete, o nati a secolo migliore,
Avventurosi eroi, nelle cui vene
Corre sangue immortal! Tetide bella.
32Te madre fortunata il canto appella;

     E te, splendor del Tessalo paese,
Peleo, da’ fati a sì gran nozze eletto,
A cui Giove la ninfa non contese,
36Ond’ei stesso portava acceso il petto.
Dunque è ver che co’ divi occhi ti prese
La bella Nettunina? E prediletto
Genero fosti all’Oceàn che serra
40Co’ flutti interminabili la terra?