Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu/68

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la vestizione.


Tra i Preti, tra i Taù1 con quelle vesti,
     Alterar si sentì la fantasia,
     Nè gli pareano più quelli nè questi;

Ma li vedea mutar fisonomia,
     E dall’altar discendere e svanire
     Le immagini di Cristo e di Maria.

Era la Chiesa un andare e venire
     Di fieri spettri e d’orribili larve,
     Con una romba da farlo ammattire.

Crollò il Ciborio, si divelse e sparve;
     E nel luogo di quello una figura
     Magra e d’aspetto tisico gli apparve.

In mano ha la cambial, dalla cintura
     Di molti pegni un ordine pendea:
     La riconobbe tosto per l’Usura

Dalla pratica grande che n’avea:
     Vide prender persona i candelieri,
     E diventar di scrocchi un’assemblea.

Parean Nobili tutti e Cavalieri,
     E d’accordo gridavano al fantasma:
     «Mamma, Pisa per voi doventa Algeri.»2

Com’uom che per mefitico mïasma
     Anela e gronda d’un sudor gelato,
     O come un gobbo che patisce d’asma,

Bécero si sentì mozzare il fiato:
     Alzossi e per fuggir volse le spalle,
     Ma gli treman le gambe, e d’ogni lato

Di strane torme era stipato il calle.

               Grullo, confuso
               Rimase lì;

  1. I Taù sono i camerieri o scudieri dell’Ordine.
  2. L’Ordine di Santo Stefano risiede in Pisa.