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di Zara. | 3 |
dano i Naturalisti, voglia difendermi dalle voci indiscrete de’ non-conoscitori di questa Scienza, che pur talvolta l’Osservatore taciturno, e raccolto in se stesso importunano latrando, come i fastidiosi cani usano di fare contro chi va pe’ fatti suoi, senza pensare a recar loro molestia. Vitaliano Donati, dopo parecchi anni di viaggi Dalmatici, non ebbe il coraggio di pubblicare se non che un Saggio di Storia Naturale dell’Adriatico; il grande Hallero dopo lunghe peregrinazioni pell’Alpi Svizzere diè un luminoso esempio di modestia pubblicando un Catalogo incominciato delle piante Elvetiche; or che dovrassi pretendere ed aspettare da me, che dinanzi a questi sommi uomini trovomi d’essere un insetto invisibile?
§. 1. Dell’Isole d’Ulbo, e Selve.
Varcato quel tratto di mare, che dai nostri naviganti, e da’ Geografi è conosciuto sotto il nome di Quarnaro, le prime Isolette, dove io ò approdato, furono le due contigue d’Ulbo, e di Selve, fra le quali sogliono passare i legni minori diretti da Venezia a Zara. Esse probabilmente sono quelle medesime, che da Costantino Porfirogenito1 trovansi annoverate fra le deserte co’ nomi al di lui solito stroppiati d’Aloep, e Selbo. L’opportunità della situazione, in cui trovansi, fa che a’ tempi nostri sieno abitate, e coltivate anche più che non merita lo scarso, ed ingrato loro terreno. Gli abitatori vi ànno che fare con un fondo arido, e petroso, in cui gli ulivi mal volentieri allignano, e le viti producono poco buon frutto; di grano
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- ↑ Cost. Porph. de Themat. Imp. Them. Dalm. c. 29