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rulea semipetrosa mai ò veduto vestigj di Corpi marini, de’ quali trovasi qualche esemplare nella grigia laminosa. In qualche luogo, e segnatamente dietro alle case del Borgo, v’à una crosta tartarosa orizzontale-inclinata di poca grossezza, che corre alcuni pollici sotto alla terra campestre, nella quale veggonsi presi molti frammenti di Testacei terrestri. Non è possibile il confonderla cogli strati prodotti dal mare; da che manifestamente si vede, che le acque eventuali filtrandosi fra terra, e terra, e deponendovi le parti tofacee, ond’erano cariche, l’ànno formata.
De’ gran residui Romani, che formano il pregio più conosciuto di questa Città ragguardevole, io non farò parola. È bastevolmente nota agli Amatori dell’Architettura, e dell’Antichità l’Opera del Signor Adams, che à donato molto a que’ superbi vestigj coll’abituale eleganza del suo toccalapis, e del bulino. In generale la rozzezza dello scalpello, e ’l cattivo gusto del secolo vi gareggiano colla magnificenza del fabbricato. Non è già per questo ch’io voglia togliere il merito a quegli augusti residui del Palazzo di Diocleziano. Io gli annovero fra i più rispettabili monumenti dell’Antichità che ci rimangano: ma non vorrei, che gli Scultori, e gli Architetti studiassero a Spalatro piuttosto che fra le rovine di Roma, o fra i bei vestigj dell’antica grandezza di Pola.
La cortesia degli abitatori moderni fa ben più onore a Spalatro che i magnifici avanzi delle fabbriche antiche.
Io vi ricevetti, e in compagnia del nostro amabilissimo Mylord Hervey, e solo, le più ricercate squisitezze dell’ospitalità.
Que’ reverendissimi Canonici usarono la gentilezza di lasciarci vedere alcuni Mss. dell’Archivio loro Capi-