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sinopsi del diritto universale 17


citazioni. E questo dice essere quelle che Giustiniano chiama, nel proemio delle Instituzioni, «antiqui iuris fabulas». Restarono perciò ferme le stipulazioni, che ben pruovano, per origine, l’antica semplicitá, come ben si osserva ne’ popoli rozzi una somma religione delle parole nelle promesse e ne’ giuramenti: onde furono i pur troppo miseri voti di Teseo ed Agamennone. E cosí le stipulazioni da se stesse introdussero appo tutti un ius civile antico, tutto rigore, come il fa vedere da quel di Sparta e di Roma. E questo fu il ius gentium, col quale si fondarono le genti minori, cioè i popoli, nel qual significato, per essemplo, si dice «gens romana»; e queste sono piú case divise in piú famiglie unite in una sola communitá: talché i popoli furono sul principio i soli signori, come oggi è la veneta Signoria.

Nella qual forma di republica, per natura della medesima, che nacque per difendersi dalla plebe, gli ottimati si conservarono arcana ed «in latenti», come dice Pomponio, la scienza delle divine ed umane cose, cioè delle leggi. Che è la sapienza eroica che Orazio dice, nell’Arte, essere stata la prima poesia, fondatrice delle republiche, perché essi, come soli l’introdussero, cosí soli avevano la scienza della lingua eroica, come tra’ caldei quella de’ caratteri magici, tra gli egizi quella de’ caratteri sacri, detti «ieroglifici».

Questa lingua eroica fu il fas delle genti, la lingua certa, perché lingua delle leggi, per la qual poi «genti» furon dette le intiere nazioni, che son piú popoli che parlano una lingua commune: le quali seconde lingue come nascessero, si narra nell’opera. Da ciò i romani dissero «fasti» i giorni ne’ quali si rendea ragione; e le formole con le quali si concepiva, gli antichi dissero «carmina». Essi ottimi erano i letterati della letteratura eroica, con che custodivano l’eroica sapienza, fondamento della quale era che gli animi umani fossero immortali: che è quasi una tradizione del genere umano, non istimando gli corpi, perché i corpi essi toccavano, ma le imagini de’ maggiori no. La quale è la teologia dei poeti, che descrivono le anime «imagines humanae maiorum».