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102 libro primo - sezione seconda


nella di lui Vita, e di questo sulla storia romana, con supplire la storia greca con la romana, ove Tulio Ostilio ministra la legge nell’accusa d’Orazio. E gli re romani erano ancora re delle cose sagre, detti «reges sacrorum»; onde, cacciati gli re da Roma, per la certezza delle cerimonie divine ne criavano uno che si dicesse «rex sacrorum», ch’era il capo de’ feciali o sia degli araldi.

LXXXV

269È pur luogo d’oro d’Aristotile ne’ medesimi libri ove riferisce che l’antiche repubbliche non avevano leggi da punire l’offese ed ammendar i torti privati; e dice tal costume esser de’ popoli barbari, perché i popoli per ciò ne’ lor incominciamenti son barbari perché non sono addimesticati ancor con le leggi.

270Questa degnitá dimostra la necessitá de’ duelli e delle ripresaglie ne’ tempi barbari, perché in tali tempi mancano le leggi giudiziarie.

LXXXVI

271È pur aureo negli stessi libri d’Aristotile quel luogo ove dice che nell’antiche repubbliche i nobili giuravano d’esser eterni nemici della plebe.

272Questa degnitá ne spiega la cagione de’ superbi, avari e crudeli costumi de’ nobili sopra i plebei, ch’apertamente si leggono sulla storia romana antica. Ché, dentro essa finor sognata libertá popolare, lungo tempo angariarono i plebei di servir loro a propie spese nelle guerre, gli anniegavano in un mar d’usure, che non potendo quelli meschini poi soddisfare, gli tenevano chiusi tutta la vita nelle loro private prigioni, per pagargliele co’ lavori e fatighe, e quivi con maniera tirannica gli battevano a spalle nude con le verghe come vilissimi schiavi.