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d’un’eterna natural legge regia 109


rere»; tosto venuto Tiberio, «omnes principis iussa adspectare»; sotto gli tre Cesari appresso, prima venne «incuria» e finalmente «ignorantia reipublicae tanquam alienae»: onde, essendo i cittadini divenuti quasi stranieri delle loro nazioni, è necessario ch’i monarchi nelle loro persone le reggano e rappresentino. Ora, perché nelle repubbliche libere per portarsi un potente alla monarchia vi deve parteggiare il popolo, perciò le monarchie per natura si governano popolarmente: prima con le leggi, con le qual’i monarchi vogliono i soggetti tutti uguagliati; dipoi per quella propietá monarchica, ch’i sovrani, con umiliar i potenti, tengono libera e sicura la moltitudine dalle lor oppressioni; appresso per quell’altra di mantenerla soddisfatta e contenta circa il sustentamento che bisogna alla vita e circa gli usi della libertá naturale; e finalmente co’ privilegi, ch’i monarchi concedono o ad intieri ordini (che si chiamano «privilegi di libertá») o a particolari persone, con promuovere fuori d’ordine uomini di straordinario merito agli onori civili (che sono leggi singolari dettate dalla natural equitá). Onde le monarchie sono le piú conformi all’umana natura della piú spiegata ragione, com’altra volta si è detto.