Pagina:Vico, Giambattista – La scienza nuova seconda, Vol. II, 1928 – BEIC 1964822.djvu/168

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162 conchiusione dell’opera


1104Imperciocché dispone, prima, di ritruovarsi dentro essi popoli uno che, come Augusto, vi surga e vi si stabilisca monarca, il quale, poiché tutti gli ordini e tutte le leggi ritruovate per la libertá punto non piú valsero a regolarla e tenerlavi dentro in freno, egli abbia in sua mano tutti gli ordini e tutte le leggi con la forza del’armi; ed al contrario essa forma dello stato monarchico la volontá de’ monarchi, in quel loro infinito imperio, stringa dentro l’ordine naturale di mantenere contenti i popoli e soddisfatti della loro religione e della loro natural libertá, senza la quale universal soddisfazione e contentezza de’ popoli gli Stati monarchici non sono né durevoli né sicuri.

1105Dipoi, se la provvedenza non truova sí fatto rimedio dentro, il va a cercar fuori; e, poiché tali popoli di tanto corrotti erano giá innanzi divenuti schiavi per natura delle sfrenate lor passioni (del lusso, della dilicatezza, dell’avarizia, dell’invidia, della superbia e del fasto) e per gli piaceri della dissoluta lor vita si rovesciavano in tutti i vizi propi di vilissimi schiavi (come d’esser bugiardi, furbi, calonniatori, ladri, codardi e finti), divengano schiavi per diritto natural delle genti, ch’esce da tal natura di nazioni, e vadano ad esser soggette a nazioni migliori, che l’abbiano conquistate con l’armi, e da queste si conservino ridutte in provincie. Nello che pure rifulgono due grandi lumi d’ordine naturale: de’ quali uno è che chi non può governarsi da sé, si lasci governare da altri che ’l possa; l’altro è che governino il mondo sempre quelli che sono per natura migliori.

1106Ma, se i popoli marciscano in quell’ultimo civil malore, che né dentro acconsentino ad un monarca natio, né vengano nazioni migliori a conquistargli e conservargli da fuori, allora la provvedenza a questo estremo lor male adopera questo estremo rimedio: che — poiché tai popoli a guisa di bestie si erano accostumati di non ad altro pensare ch’alle particolari propie utilitá di ciascuno ed avevano dato nell’ultimo della dilicatezza o, per me’ dir, dell’orgoglio, a guisa di fiere, che, nell’essere disgustate d’un pelo, si risentono e s’infieriscono,