Pagina:Vico, Giambattista – La scienza nuova seconda, Vol. II, 1928 – BEIC 1964822.djvu/170

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164 conchiusione dell’opera


possa dappertutto conservarsi e perpetuamente durare. E non dobbiam dire ciò esser consiglio d’una sovrumana sapienza? la quale, senza forza di leggi (che, per la loro forza, Dione ci disse sopra, nelle Degnitá, essere simigliano al tiranno), ma facendo uso degli stessi costumi degli uomini (de’ quali le costumanze sono tanto libere d’ogni forza quanto lo è agli uomini celebrare la lor natura, onde lo stesso Dione ci disse le costumanze essere simili al re, perché comandano con piacere), ella divinamente la regola e la conduce?

1108Perché pur gli uomini hanno essi fatto questo mondo di nazioni (che fu il primo principio incontrastato di questa Scienza, dappoiché disperammo di ritruovarla da’ filosofi e da’ filologi); ma egli è questo mondo, senza dubbio, uscito da una mente spesso diversa ed alle volte tutta contraria e sempre superiore ad essi fini particolari ch’essi uomini si avevan proposti; quali fini ristretti, fatti mezzi per servire a fini piú ampi, gli ha sempre adoperati per conservare l’umana generazione in questa terra. Imperciocché vogliono gli uomini usar la libidine bestiale e disperdere i loro parti, e ne fanno la castitá de’ matrimoni, onde surgono le famiglie; vogliono i padri esercitare smoderatamente gl’imperi paterni sopra i clienti, e gli assoggettiscono agl’imperi civili, onde surgono le cittá; vogliono gli ordini regnanti de’ nobili abusare la libertá signorile sopra i plebei, e vanno in servitú delle leggi, che fanno la libertá popolare; vogliono i popoli liberi sciogliersi dal freno delle lor leggi, e vanno nella soggezion de’ monarchi; vogliono i monarchi in tutti i vizi della dissolutezza, che gli assicuri, invilire i loro sudditi, e gli dispongono a sopportare la schiavitú di nazioni piú forti; vogliono le nazioni disperdere se medesime, e vanno a salvarne gli avanzi dentro le solitudini, donde, qual fenice, nuovamente risurgano. Questo, che fece tutto ciò, fu pur mente, perché ’l fecero gli uomini con intelligenza; non fu fato, perché ’l fecero con elezione; non caso, perché con perpetuitá, sempre cosí faccendo, escono nelle medesime cose.

1109Adunque, di fatto è confutato Epicuro, che dá il caso, e i di lui seguaci Obbes e Macchiavello; di fatto è confutato Zenone,