Vai al contenuto

Pagina:Vico, Giambattista – La scienza nuova seconda, Vol. II, 1928 – BEIC 1964822.djvu/179

Da Wikisource.

idea dell'opera 173


zaldo, nel meditar quest’opera abbiamo sempre avuto inanzi gli occhi. La prima pratica è stata: Come riceverebbono queste cose ch’io medito un Platone, un Varrone, un Quinto Muzio Scevola? La seconda pratica è stata quella: Come riceverá queste cose, ch’io scrivo, la posteritá? Ancora per la stima ch’io debbo fare di te, m’ho prefisso per giudici tali uomini, i quali, per tanto cangiar di etá, di nazioni, di lingue, di costumi e mode e gusti di sapere, non sono punto scemati dal credito, il primo di divino filosofo, il secondo del piú dotto filologo de’ romani, il terzo di sappientissimo giureconsulto, che come oracolo venerarono i Crassi, i Marcantoni, i Sulpizi, i Cesari, i Ciceroni.

1130Oltracciò, dèi far questo conto: che tal opera siesi disotterrata poc’anzi in una cittá rovinata da ben mille anni, e porti cancellato affatto il nome dell’autore; e vedi che non forse questo mio tempo, questa mia vita, questo tal mio nome t’inducano a farne un giudizio men che benigno. E quel motto: «Quem ullum tanta superbia esse ut aeternitatem famae spe praesumat?», rincontra, di grazia, negli Annali di Tacito da quali rei uomini si dica; e rifletti che lo stesso imperador Claudio, a cui si dice, quantunque stolido principe e vil servo di laidi ed avari liberti, pure il disappruova di sconcezza, nel tempo stesso che ne fa uso.

1131Conchiudiamo finalmente con questi pochi seguenti avvisi per alcun giovine che voglia profittare di questa Scienza.

1132I. — Primieramente ella fa il suo lavoro tutto metafisico ed astratto nella sua idea. Onde ti è bisogno, nel leggerla, di spogliarti d’ogni corpolenza e di tutto ciò che da quella alla nostra pura mente proviene, e quindi per un poco addormentare la fantasia e sopir la memoria. Perché, se queste facilitá vi son deste, la mente non può ridursi in istato d’un puro intendimento informe d’ogni forma particolare; per lo che non potravvi affatto indurvisi la forma di questa Scienza, e per tua colpa darai in quell’uscita: — che non s’intenda.

1133II. — Ella ragiona con uno stretto metodo geometrico, con cui da vero passa ad immediato vero, e cosí vi fa le sue conchiusioni. Laonde ti è bisogno di aver fatto l’abito del ragionar geometricamente; e perciò non aprire a sorte questi libri per leggerli, né per salti, ma continovane la lezione da capo a’ piedi. E dèi attendere se le premesse sieno vere e ben ordinate, e non maravigliarti se quasi tutte le conchiusioni n’escano maravigliose (lo che sovente avviene in essa geometria, come quella, per esemplo, delle