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198 libro secondo


e per tutte queste cose istesse ora si restituisce il suo propio significato istorico a quel motto:

A Iove principium Musae.


[CMA3] CAPITOLO QUARTO

riprensione delle metafisiche di renato delle carte,
di benedetto spinosa e di giovanni locke


1212Laonde, se non s’incomincia da

un dio ch’a tutti è Giove,


non si può avere niuna idea né di scienza né di virtú. Cosí ha facile l’uscita la supposizione di Polibio, il qual dice che, se fusser al mondo filosofi, non sarebber uopo religioni! Perché le metafisiche de’ filosofi debbon andar di concerto con questa metafisica de’ poeti, in questo importantissimo punto, onde dall’idea d’una divinitá sono provenute tutte le scienze c’hanno arricchito il mondo di tutte l’arti dell’umanitá: come questa metafisica volgare insegnò agli uomini perduti nello stato bestiale a formar il primo pensiero umano da quello di Giove, cosí gli addottrinati non debban ammettere alcun vero in metafisica che non cominci dal vero Ente, ch’è Dio.

1213E Renato Delle Carte certamente l’arebbe riconosciuto, se l’avesse avvertito dentro la stessa dubitazione che fa del suo essere. Imperciocché, se io dubito se io sia o no, dubito del mio esser vero, del qual è impossibile ch’io vada in ricerca se non vi è il vero Essere, perch’è impossibile ricercar cosa della quale non s’abbia verun’idea. Or, dubitando io dell’esser mio né dubitando del vero Essere, il vero Essere è realmente distinto dall’esser mio. Il mio essere è terminato da corpo e da tempo, che mi fanno necessitá: adunque l’Ente vero è scevero da corpo, e perciò sopra il corpo, e quindi sopra il tempo, il qual è misura del corpo secondo il prima e ’l poi, o (per me’ dire) è misurato dal moto del corpo. E, ’n conseguenza di tutto ciò, l’Ente vero è eterno, infinito, libero. Cosí egli Renato arebbe, come a buon filosofo conveniva, cominciato da una idea semplicissima, che non ha mescolata niuna composizione, qual è quella dell’Ente; onde Platone con peso di parole chiamò la metafisica Ὀντολογία,