Pagina:Vico, Giambattista – La scienza nuova seconda, Vol. II, 1928 – BEIC 1964822.djvu/266

Da Wikisource.
260 libro quarto


co’ dottori, «investita» e, piú propiamente co’ filosofi, «informata» del diritto. Il qual intelletto è appunto la mente d’eroe scevera di passioni, la quale divinamente Aristotile diffinisce la buona legge; perché in cotal intelletto consiste il gius, che non ha punto di corpolenza, dalla quale vengono alla mente le passioni; e quivi consistono tutti que’ diritti che non hanno corpo, dov’essi si esercitino, quali si chiamano «nuda iura», diritti nudi [di] corpolenza, e si dicono «in intellectu iuris consistere». Cosí i romani giureconsulti in forza di essa giurisprudenza, i cui principi richiamavano dalla provvedenza divina, sentirono ciò che Platone in forza d’una sublime metafisica, nella quale dimostra la provvedenza, intese dell’idee eterne: che, perocché i diritti sono modi di sostanza spirituale, perciò son individui, perché la divisibilitá è propia de’ corpi, e, perocché son individui, son quindi eterni, perché la correzione non è altro che la division delle parti.