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ragionamento primo - capitolo primo 283


dell’arti greche l’azione «Tigni iuncti», come se allora gli uomini cominciassero a farsi le pergole e le capanne! di quant’acutezza di greco ingegno sfolgori quella coppia di pene duplio e talio, che Radamanto, per aver ritruovato questa del taglione, o sia del contrapasso, ne fu fatto giudice nell’inferno, dove certamente si distribuiscono pene; la qual pena Aristotile ne’ Libri morali chiama «giusto pittagorico». Tanto Pittagora sul principio fu saccente di mattematica!

1431Di che abbiamo sopra ragionato alquanto: ora ne diremo questo di piú. Che cosí dovette procedere questa istoria d’umane idee d’intorno alle due proporzioni: che gli uomini prima intendessero il peso, il quale si estima con le forze, c’han pur troppo di corpolenza: ond’è a’ latini «pendere», «expendere» per «giudicare», ed Astrea nella storia eroica se ne descrive in cielo con la bilancia; — dipoi s’intese misura, che si estima con la vista, la qual ha piú dello spirito: ond’è a’ latini «arbitrari», che significa «spectare », come da Plauto si dicono «arbitri» gli spettatori della commedia, e n’abbiamo la frase «remotis arbitris», «sgombrati coloro i quali ne possano star a vedere» (il qual antichissimo costume eroico i romani serbarono ne’ senaticonsulti che dicevano farsi «per concessionem» o «discessionem», perocché, con lo star a vedere la quantitá de’ senatori, i quali «pedibus ibant» nella parte di quello ch’aveva detto il parere, estimavano gli piú o meno che stassero da quella parte); — finalmente s’intese il numero, il qual è astrattissimo, tanto che se ne disse l’«umana ragione». Quindi prima intesero proporzione arismetica, perché si contiene entro tre termini (per cagion d’esempio: come quattro è a sei, cosí è sei a dieci; onde sei è ’l mezzo di due e dieci: per lo che si prendano i due numeri avvanzato due ed avvanzante quattro e se ne faccia altro sei, che fa l’altrettanto); laonde in tali tempi ogni giustizia, cosí distributiva (a cui certamente s’appartengono le pene) come commutativa, procedeva con la proporzione arismetica, che faceva l’equitá civile considerata dalla giurisprudenza antica; e cosí, per cagion d’esempio, si aveva a cacciar un occhio a uno, quantunque nobile, per l’occhio che questi aveva cacciato ad un vilissimo plebeo. Dappoi s’intese proporzione geometrica, perché è infra quattro termini (per cagion d’esempio: come uno è a tre, cosí quattro è a dodici). E vennero i filosofi e stabilirono dalla commutativa l’arismetica e dalla distributiva doversi usare la geometrica proporzione.