Pagina:Vico, Giambattista – Le orazioni inaugurali, il De Italorum sapientia e le polemiche, 1914 – BEIC 1965567.djvu/272

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tutte eguale. Onde s’inferisce che, si come in fisica si trattano le cose per termini di «corpo» e di «moto», in metafisica trattar si debbano per quelli di «sostanza» e di «conato»; e, come il moto non è altro realmente che corpo, cosi il conato altro realmente non sia che sostanza. Dalle quali cose tutte, cosi considerate, vedrete soddisfatto, io spero, tutto quel gruppo di opposizioni che mi fate intorno al «conato» (p. 227), le quali tutte dipendono da quella prima minore: «Ma il conato, conforme insegna il nostro autore, è lo stesso moto», la qual si che sembra aver bisogno di pruova. Vagliami terminar questa disputa con questa riflessione. Il raffinato buon gusto del secolo resta oggi tutto appagato, se vede gli effetti della fisica pruovati con gli effetti della meccanica, cioè con esperimenti che ci diano lavori simili a quelli della natura. Dunque dovrebbe anche appagarsi, se vedrá pruovate le cagioni della fisica con le cagioni della geometria, che nel mondo delle astrazioni operano similmente che la metafisica nel mondo delle realitadi. E riceva la sostanza diffinita in quella maniera che si può, con l’attributo dimostrato dell’uguaglianza de’suoi sostentamenti e sforzi; onde s’intenda quel Iupiter omnibus aequus ; poiché Tuniche conoscenze scientifiche, che possiamo aver giammai, sono quelle intorno a’ rapporti di grandezza e di moltitudine. Talché la prima idea che i filosofi hanno di Dio, dalla quale poi raccogliono tutti i suoi divini attributi, è quella d’infinito, che è un rapporto della grandezza. Ma voi dite (p. 227) che «tal concetto, ch’io do alla sostanza, convenendo altresí alle sostanze spirituali e pensanti, se ne potrebbe dedurre che queste ancora siano principio di estensione e di moto; il che per altro è un manifesto assurdo». Questa difficultá, come quelle che fate dell’immortalitá dell’anima, dove par che premete la mano con ben sette argomenti, se non mi fusser fatte da voi, io giudicherei che andassero piú altamente a penetrare in parte, la quale, quantunque si protegga e sostenga con la vita e coi costumi, pure s’offende con