Pagina:Vico - La scienza nuova, 1, 1911.djvu/164

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68 libro primo — sezione prima

lica 1 La qual divisione de’ tempi egli è necessario che Marco Terenzio Varrone, — perch’egli, per la sua sterminata erudizione, meritò l’elogio con cui fu detto il «dottissimo de’ Romani»2 ne’ tempi loro più illuminati, che furon quelli di Cicerone, — dobbiam dire, non già ch’egli non seppe seguire, ma che non volle; perchè, forse, intese della romana ciò che, per questi principii, si truoverà vero di tutte le nazioni antiche: cioè, che tutte le divine ed umane cose romane erano native del Lazio; onde si studiò dar loro tutte latine origini, nella sua gran opera: Rerum divinarum et humanarum3, della quale l’ingiuria del tempo ci ha privi (tanto Varrone credette alla favola delle Leggi delle XII Tavole venuta da Atene in Roma!); e divise tutti i tempi del mondo in tre, cioè: tempo oscuro, ch’è l’età degli dèi; quindi, tempo favoloso, ch’è l’età degli eroi; e finalmente, tempo isterico, ch’è l’età degli uomini, che dicevano gli Egizi4.

Oltracciò, l’antichità degli Egizi gioveracci con due boriose memorie, di quella boria delle nazioni, le quali osserva Diodoro Sicolo5 che, barbare o umane si fussero, ciascheduna si è tenuta la più antica di tutte e serbare le sue memorie fin



  1. Iohannis Schefferi Argextoratensis, De natura et constitutione philosophiæ italicæ seu pythagoricæ Liber singularis, Editio secunda ex integro curata, Cui accedunt Pythagoricæ «Aurea carmina» cum præfatione C. S. Schurzfleischii (Vitembergæ, Sumptibus Christiani Theoph. Ludovici, CIƆIƆCCI), cap. 5, p. 25). Ma lo S., naturalmente, non parla di una triplice lingua che avessero usato gli Egizi, ma delle loro «triplex scribendi ratio».
  2. Cfr. Cic, Brut, 56; Acad. post., I, 3; Quintil., X, 1,95; XII, 11,24; Plin., N. H., VII, 30 (31), 115; S. August., De civ. Dei, IV, 1 e VI, 2.
  3. Ap. S. Aug., De civ. Dei, VII, 3-9. Ma non col titolo riferito dal V., sì bene con quello di Antiquitatum, lib. XLI, l’opera varroniana è citata da S. Agostino.
  4. Ap. Censorinus, De die nat., c. 21.
  5. I, 9. — Senonchè, la traduz. vichiana è tutt’altro che letterale. Infatti Diodorodice: «Περί δὲ τῆς τοῦ γένους αρχαιότητος οὐ μόνον ἁνφισβητοῦσιν ῞Ελληνες, ἀλλὰ καὶ πολλοί τῶν βαρβάρων, ἑαυτοὺς ἄυτόχθονας λέγοντες καὶ πρώτους τῶν ἁπάντων ὰνθρώπων εὐρετὰς γενέσθαι τῶν ἐν τῷ Βίῳ χρησίμων,καὶ τὰς γενομένας παρ'αὒτοὶς πράξεις έκ πλείςτων χρόνων ἀναγραφῆςἠξιῶσθαι».