Pagina:Vita di Dante.djvu/722

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prima veramente da lui tenuto in onore, ma poscia a poco a poco incominciò a retrocedere ed a piacere di dì in dì meno al signore. Erano nel medesimo convitto istrioni e parasiti d’ogni genere, come s’usa; uno de’ quali, procacissimo per le sue parole e li suoi gesti osceni, molta importanza e grazia otteneva appresso a tutti. E venendo Cane in sospetto, essere ciò di mal animo sopportato da Dante, fatto colui farsi innanzi, e grandemente lodatolo a Dante io mi meraviglio, disse, come si faccia che costui così scemo abbia pur saputo piacere a noi tutti e sia da tutti amato, che nol puoi tu, il quale sei detto sapiente! E Dante, non te ne meraviglieresti, rispose, se sapessi che la causa dell’amicizia sia nella parità de’ costumi, e nella somiglianza degli animi".1

Narrasi poi, che a quella mensa troppo largamente ospitale, dove con un Dante sedevano giullari e facevansi tali celie, scortesi in ogni gentile persona, ma vili da superiore a inferiore, fu una volta nascosto sotto al desco

  1. Petrarca, Rer.Memorab.Lib.11,Cap.IV,p.427 dell’ediz. di Basilea.