Pagina:Vita di Dante.djvu/804

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superbia di Dante, troppo appostagli da molti. Modesto il diremmo anzi, e là dove ei si paragona e si mette sotto a Ovidio, e qui dove non sembra sperare mille anni alla gloria sua, che noi dopo cinquecento veggiamo rinverdire. Ad ogni modo. docili noi all’ultima sentenza di Dante, la storia che imprendiamo della gloria di lui non sarà se non quella dell’utile prodotto, dell’attività promossa da lui. Questo solo è làscito reale de’ grandi.

Non farà quindi meraviglia, che noi passiamo i funerali celebratigli da Guido di Polenta; il sermone pronunziato tornando alla casa di lui1; le poesie ed iscrizioni scrittegli in morte, che credo sieno la prima di quelle raccolte tanto prodigate poi2; il sepolcro di Ravenna, ideato ma non potuto eseguire da Guido da Polenta, innalzato poi, nel 1483, da Bernardo padre del cardinal Bembo e priore là per la repubblica di Venezia, e restaurato nel 1692 e 1780 dai

  1. Boccacc., Vita di Dante, p.41.
  2. Boccacc., Vita di Dante, p.42.- Ed.Min.V.p.121.; e Veltro, p.187. E posciachè tante altre ne sono, sarebbe curioso forse rifare questa Raccolta di poesie in morte di Dante - Potrebb’essere II° Appendice alla presente o qualunque altra Vita; e farsi prima un Codice diplomatico di lui.