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84 VITA NUOVA XXXI1 1-5 Poi che detta fue questa canzone, sì venne n me uno. lo è ", quale, secondo li gradi de l’amistade, è amico a me immediatamente dopo lo primo: e questi fue tanto distretto di san- guinitade con questa gloriosa, che nullo più presso Pera. E 5 poi che fue meco a ragionare, mi pregoe ch’io li dovesse dire alcuna cosa per una donna che s’era morta; e simulava sue parole, aeciò che paresse che dicesse d’un* altra, la quale morta era certamente: onde io accorgendomi che questi dicea solamente per questa benedetta, sì li dissi di lare ciò che mi dolo mandava lo suo prego. Onde poi pensando a ciò, propuosi di fare uno sonetto, nel quale mi lamentasse alquanto, e di darlo a questo mio amico, acciò che paresse che per lui l’avessi fatto; e dissi allora questo sonetto, die comincia: Venite a in- tender li sospiri miei. Lo quale ha due parti : ne la prima chiamo 15 li fedeli d’Amore che m’intendano; ne la seconda narro do la mia misera condizione. La seconda comincia quivi : li quai di sconsolati.

Venite a intender li sospiri miei, oi cor gentili, chè pietà ’l disia, 20 li quai disconsolati vanno via, e s’e’non fosser, di dolor morrei; 8. p (mono A) cortamente 9. k solo ha filli.

coreo por riscontri. Eccetto Co, che li ha aggiunti con richiamo a piè di pagina, nessun Ms. della Vita Nuova reca i tre versi ; si trovano bensì nei codici II n 40 della Nazionale di Firenze, e Antinori 21 [A. I. 11] della Laurenziana, derivati entrambi da codici della Vita Nuova ; ma mancano pur nei codici a loro più a Hi ni. Anche nei Mss. di rime dantesche che non risultano dipendere da testi della Vita Nuova, non ho mai trovato i tre versi. Del resto, sono tali (cfr. la fine della prima stanza della canzone) da parere per sè stessi piuttosto una rabberciatura di copista, che 1* originale conclusione data da Dante alla sua canzone.

8. certamente. Il Tod. chiama bella e buona la variante cortamente; ma certamente ci sembra dia un senso più pieno, « volendo Danto (come osserva il Casini) significare che la morte della donna por la quale P amico chiedeva versi era un fatto reale, mentre era simulato il fine della domanda ». A un copista che non sia penetrato così addentro nel pensiero dello scrittore, può facilmente essere avvenuto, o può esser parso meglio, di leggere cortamente: il caso inverso ci sembra più improbabile.