Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/216

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20

Facciasi adunque: muratori a l’opra,
e non si guardi a materiali e a spese,
piuttosto di vedere a gir sossopra
la metá de la gente e del paese;
indi si scriva de la porta sopra:

«Quest’ è l’albergo de le teste lese,
che affascinate dal tupé novello
han profusa la roba ed il cervello».

21

Sian le pareti di robusti cerri
e di pietre saldissime costrutte:
bastoni, mazzafrusti e ceppi e ferri
empiano i dormitoi, le sale tutte;
e quivi alfine da’ pietosi sgherri
quelle testacee vengano condutte,
ch’aman piú di se stesse i loro guai,
a morir pronte, a cedere non mai.

22

E par che imiti gente si stravolta
mulo, che carco di pesante biada
a l’ improvviso fermasi talvolta,
né vuol compir rincominciata strada.

Le ingiurie del padrone ei non ascolta,
né al raddoppiar de le percosse bada:
per naturale istinto ama piuttosto
morir d’un legno, che cangiar di posto.

23

Custode inesorabile e feroce,
qui siedi imperioso e qui comanda.

Al tuo saggio governo, alla tua voce
questa folle genia si raccomanda.

Uno stuol di satelliti veloce
ti ubbidisca e ti segua in ogni banda,
per estrarre dal capo il lungo ruzzo
a qualche artigianella e mercantuzzo.