Pagina:Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna (1927).djvu/330

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secoli xix e xx 321

vano dai monti circostanti, si ritirarono precipitosamente, e s’imbarcarono nuovamente sullo stesso vapore col quale erano venuti.

Nei giorni seguenti venne da Lugano molta gente guidata da Apice, Arcioni, Federici, Parravicini, Fossati e si avviarono tutti verso il Bisbino e sui monti di Schignano.

Nella Gazzetta di Venezia del 15 novembre 1848 si legge la seguente notizia:

«Nelle prime tre notti d’insurrezione si videro fuochi sul Bisbino, sul San Bernardo (pendici del Bisbino) sui monti di Tremezzina, di Lecco, di Varenna e di Chiavenna».

Abbiamo una lettera di A. Maraini da Lugano diretta ad Enrico Guicciardi a Novara in data del 23 febbraio 1849 nella quale gli dà consigli sulla guerra ed offerta d’armi e da cui si vede che il Guicciardi era allora in corrispondenza col Brenta fuggitivo in Svizzera. Riportiamo questa lettera molto interessante per le notizie che dà sulla situazione del lago:

«Ho ricevuto la sua diretta al Brenta che era già partito per costì e m’accingo a rispondere perchè mi avvedo che il Brenta ha fatto forse troppo facili le cose . . . . . . . . . . . . . . . . .

I vapori, austriaci, s’intende, sono stabiliti come segue: uno a Colico e l’altro a Lecco esclusivamente in servizio militare sempre occupati da un distaccamento di 40 uomini; il Veloce poi fa il viaggio del lago da Como a Colico come si faceva nei tempi andati solamente che ha sempre a bordo un distaccamento di 35 soldati, e nessuno può entrare o sortire senza essere visitato.

Tutti e tre i piroscafi non hanno cannoni a riserva dei piccoli pezzi per gli spari d’uso. A Como vi ha costantemente una guarnigione di 3000 uomini circa quasi tutti Croati, a Lecco 800, a Varenna 100, a Colico 200, a Bellano 200.

In Valtellina vi sono 10 compagnie. L’altra sponda del lago cioè quella di Domaso Menaggio è sempre sguarnita di truppe di linea e non vi compaiono che gendarmi e guardie di finanza a piccoli distaccamenti.

Una discesa sul lago di Como sarà un bel colpo strategico, ma non bisogna tentarla se prima non è attaccata la linea del Po e del Ticino. La popolazione non è disposta a muoversi se non quando vedrà un colpo sicuro e deciso essendosi già abbastanza compromessa...»1.

Il Mazzini nella lettera da Lugano ad Antonio Binda a Torino in data 8 novembre 1848, con l’animo amareggiato dà notizie del fallimento del moto insurrezionale a causa della precipitata e fallita azione in Val d’Intelvi. (Che Mazzini dice incominciata 4 giorni prima del fissato)2.

  1. Lettera di A. Maraini ad Enrico Guicciardi nel giornale La Valtellina 20 giugno 1814.
  2. Epistolario di Mazzini Vol. 20 1923 a pag. 22 lettera V. MMDVII.

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