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422 vittorio adami

Ma il mio Signor con più sublime core
     Al gran Cartaginese
     Emulo è di valor, ma non d’amore
     A l’un, e l’altro poco
Se Capua nol capiva era ogni loco1.


Un contemporaneo del Rusca, Paolo Bertarelli, nel suo libro in cui descrive il borgo di Menaggio, così dice della Capoana:

«..... s’avanza l’occhio spettatore al delicatissimo palagio della Capoana dell’illustre conte della Riviera, il quale appoggiandosi al seno d’un alto monte maestoso si lascia baciare i piedi dal lago che tutto ossequioso gli tributa liquido argento. Fatto in se stesso sepoltura agli estivi ardori per l’acque e sgorganti e cadenti, e soltanto che da più industriose mani in varie guise aggiustate in mille fogge in mille forme tirate, racchiuse e aperte, non v’è persona ben che grande o passeggero che non le miri, rimiri c ammiri e che stupito che non dichi mentre fanno di sè sì leggiadre e meravigliose mostre, trovasi quivi il prodigio d’ingegno, il miracolo e l’ostentazione dell’arte, come già furono elegantemente con versi latini descritte dal signor Paolo Emilio Parlaschino».


Quando venne costruita la strada così detta militare nei primi anni del secolo XIX, la villa Capoana venne dalla strada stessa divisa in due.

La parte alta che comprende la cascata già di proprietà Giuliano Ghezzi appartiene alla famiglia Galimberti, la parte bassa agli eredi di Enrico Burguières.

Interessanti e minuti particolari su questa meravigliosa villa troviamo nel «Ritratto della Capoana del Lario» del padre Giovanni Bonanome, del quale si è parlato nel secolo XVII, scritto e dedicato a Giov. Battista Sfondrato, vescovo di Pavia datato da Lierna il 31 agosto 1646 e di cui ne stralciamo qualche brano nel suo stile manierato e gonfio, proprio del 16002. . . . . . . .

«Non così subito s’apre il piede fuor di barca entrando in un ben quadrato cortile e che chiudendosi la bocca agli altri tutti, si raccolgono i sentimenti nella stravagante vista di tante elaborate fontane che tutte in una s’offrono sull’occhio. . . . . . . . .

Prima delle altre s’appresta dirimpetto all’ingresso una molta adorna fonte nel cui ampio recinto vengono incamminate colla più grata mostra che immaginar si possa tutte le soprastanti acque la cui più semplice forma eccola ristretta in un guscio di noce. E gettato in

  1. Luigi Rusca. Le delitie et meraviglie del Lario. Como, Angelo Turato.
  2. Ritratto della Capoana del Lario del padre Giovanni Bonanome. Como, Nicolò Caprani.