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I due amici proseguirono in silenzio la loro via, finchè arrivarono ad un lago formato dal rigurgito del fiume e di cui l’acqua era limpida, profonda ed immobile. Un vecchio palmizio dominava l’angolo dell’insenatura, e Malluch, girando a sinistra dell’albero, battè le mani e gridò: —

«Guarda, guarda, ecco l’Orto delle Palme.» —

La scena che si offrì ai loro sguardi avrebbe solo potuto avere riscontro in qualche oasi favorita d’Arabia o in qualche fattoria sulle sponde del Nilo. — Ben Hur trovò innanzi a sè una vasta pianura coperta d’un tappeto verde di rara freschezza.

Gruppi di palme secolari, di mole colossale, dai rami regolari, dalle fronde piumate, e come modellate in cera, spiccavano contro il cielo azzurro.

Il lago, fresco e limpido, alimentava con le sue acque vitali le radici dei vecchi alberi. Era forse una ripetizione del Bosco di Dafne? — Le palme, come se avessero indovinato il pensiero di Ben Hur e volessero a loro modo sedurlo, sembravano agitarsi al suo passaggio e spruzzarlo di fresca rugiada.

La via correva parallela alla riva del lago dalla quale si vedeva la sponda opposta ombreggiata parimenti da palme; ogni altra qualità d’alberi era esclusa.

— «Guarda quel dattero» — esclamò Malluch, additando una gigantesca palma. — «Ogni anello sul suo tronco segna un’anno di vita. Contali dalla radice fino alla cima, e se lo sceicco ti dice che il bosco fu piantato prima che in Antiochia si conoscessero i Seleucidi, tieni per certo ch’egli ti dice il vero.» —

Non è possibile contemplare una palma rigogliosa senza sentirsi penetrati dalla sottile suggestione che emana questo superbo vegetale, il quale sembra trasformarsi agli occhi del contemplatore, e infondere un senso di compiacimento e di ammirazione.

Così si spiega gli omaggi prodigati alla palma da tutto l’oriente, incominciando dagli artefici dei primi Re, i quali non seppero trovare miglior modello per i pilastri dei loro palazzi e dei loro templi. Ben Hur chiese:

— «Allorchè oggi vidi Ilderim allo stadio ei mi fece l’effetto d’un uomo comunissimo, che i nostri Rabbini di Gerusalemme avrebbero disprezzato siccome un cane di Edom. Come mai venne egli in possesso dell’Orto e come fa egli a salvarsi dall’avidità dei governatori Romani?» —

— «Se il tempo nobilita il sangue» — rispose con