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di Samballat, cui era stata affidata la direzione degli affari, ed ogni giorno ripartiva un messaggero latore d’indicazioni così particolareggiate da non lasciar posto ad alcuna iniziativa che non fosse la propria, nè ad alcuna eventualità salvo, beninteso, quelle che per volontà di Dio sfuggono alla previsione del più chiaroveggente degli uomini.

Mentre Ester faceva ritorno al padiglione, il sole che illuminava il terrazzo della casa, l’avvolse in un’onda di luce, che fece vieppiù risaltare la grazia della sua persona, la perfetta regolarità del suo volto, la sua rosea carnagione spirante gioventù e salute, e il suo sguardo intelligente, abbellito da un’espressione d’infinita bontà. In una parola appariva una donna da amarsi con tutto l’animo, ed il cui amore era da ambirsi come il colmo della felicità.

Essa guardò il plico, si fermò, lo guardò una seconda volta più attentamente, ed arrosì riconoscendo il sigillo di Ben Hur. Accelerò il passo e lo porse al padre.

Simonide attese un momento, e anch’egli esaminò il sigillo. Aperto il plico ne estrasse il rotolo, che porse alla fanciulla. — «Leggi,» — le disse.

Gli occhi del padre erano fissi su di lei mentre parlava, e un’espressione di tristezza gli si dipinse sul volto.

— «Vedo che sai da chi esso viene. Ester.» —

— «Si, dal... nostro... padrone.» —

Quantunque le parole uscissero a stento, nessun turbamento appariva nello sguardo che le accompagnò.

Lentamente il vecchio lasciò cadere il capo sul petto.

— «Tu l’ami, Ester,» — disse con voce calma.

— «Sì,» — rispose la fanciulla.

— «Hai ben riflettuto a quello che fai?» —

— «Mi sono provata a non pensare a lui, padre, e solo a ricordarmi, com’è mio dovere, ch’egli è il nostro padrone. Ma lo sforzo è tornato vano.» —

— «Sei una buona figliuola, sì, una buona figliuola, come lo era tua madre» — mormorò il vecchio, facendosi pensoso; dopo qualche istante continuò:

— «Che Iddio mi perdoni, ma son d’avviso che l’amor tuo non sarebbe vano, s’io avessi conservato tutto quanto era in mio possesso, com’era pure in mia facoltà di fare. Grande è la potenza del danaro!» —

— «Sarebbe stato peggio per me se tu l’avessi fatto, poichè allora sarei indegna d’un suo sguardo e non potrei essere orgogliosa di te. Non vuoi ora che legga?» —

— «Un momento» — esclamò, — «lascia che a fin