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— «Egli è il Messia.» —

— «E da dove gli viene il suo potere?» —

— «Possiamo desumerlo dall’uso ch’egli ne fa. Puoi tu dirmi s’egli ha mai fatto del male? —

— «No, mai.» —

— «Se è così, io ti dico ch’egli tiene il suo potere da Dio.» —

Non è cosa facile l’emanciparsi di colpo da abitudini di pensiero cresciute in noi con l’andar degli anni, e quando Ben Hur si domandava quale allettamento potesse mai offrire ad un tal uomo la vanità di questo mondo, la propria ambizione non gli concedeva di riconoscersi in errore, persistendo egli come pur troppo facciamo noi, a misurare Cristo alla stregua di sè stesso. In verità, assai meglio faremmo, se valutassimo noi stessi alla stregua di Cristo.

Naturalmente fu la madre che per la prima si ricordò delle pratiche necessità della vita.

— «Che faremo noi ora, figlio mio? ove andremo?» —

Ben Hur, richiamato alla realtà delle cose, non potè a meno di constatare come ogni traccia del flagello fosse scomparsa e come ognuna delle donne avesse ricuperata tutta l’avvenenza della persona. Egli si levò il mantello e lo buttò sulle spalle di Tirzah, dicendole con un sorriso di fraterno orgoglio:

— «Lo sguardo del viandante ti avrebbe prima schivato ed ora egli non deve offendere il tuo pudore.» —

Quell’atto mise in vista la spada ond’era cinto.

— «E’ tempo di guerra?» — chiese la madre con curiosità.

— «No.» —

— «Perchè allora sei tu armato?» —

— «Potrebbe essere necessario per difendere il Nazareno» — rispose Ben Hur, celandodo in parte la verità.

— «Ha egli nemici? e chi son dessi? —

— «Ahimè! madre, essi non son tutti Romani.» —

— «Non è egli figlio di Israele e pertanto un uomo di pace?» —

— «Nessun altro amò mai la pace più di lui, ma agli occhi dei rabbini e dei dottori egli è colpevole d’un gran delitto.» —

— «Qual delitto?» —

— «Ai suoi occhi il Gentile non circonciso è meritevole della grazia divina non meno d’un Ebreo dei più rigidi costumi. Egli predica una nuova legge.» —