Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/209

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dugio, massimamente al non essersi egli potuto in tempo svegliare. “E che bei sogni avete fatti, eh?” domandogli il padre: Teodoro arrossì, tacendo, e l’altro riprese: “pensate, giovane inconsiderato, che questa è una follia, e bisogna levarsela dalla mente... sì, mio caro figliuolo, sradica questa colpevole passion dal tuo cuore.” “Colpevol passione!” esclamò il giovine; “e può esser colpa l’amare la bellezza innocente e la modesta virtù!” “Sì, è una colpa," replicò il P. Girolamo, “d’amar coloro di cui il cielo ha decretato il totale esterminio: la terra deve essere purgata dalla schiatta de’ mostri, ed il cielo punisce i tiranni fino alla terza e quarta generazione.” “Ma come è mai possibile,” aggiunse Teodoro, “ch’egli punisca in una persona giusta i falli d’un delinquente! La bella Matilda ha virtù bastanti da”... “Da mandarti in perdizione,” interruppe il padre; “hai tu forse dimenticato che il brutal Manfredi ha pronunziata due volte contro di te la sentenza di morte?”