Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/210

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“No,” aggiunse Teodoro, “ma sovvienmi altresì che la caritatevol bontà della sua figliuola mi ha sottratto al di lui cieco furore... posso bene scordarmi delle ingiurie, de’ benefizj giammai.” “Le ingiurie che la stirpe di Manfredi ti ha fatte,” rispose il religioso, “son grandi, e molto più crudeli di quello che tu possi immaginarti... sii persuaso... non replicare, ma volgiti a quel simulacro per te sacrosanto: dentro quell’urna riposano le ceneri del buono Alfonso, principe ornato d’ogni virtù, padre del popolo, delizia del genere umano. Inginocchiati, giovine incauto, e raffrena le tue voglie, mentre un padre ti svela l’orribile arcano che deve dall’animo tuo discacciare ogni altra idea, e destarti una brama ardente di giustissima indispensabil vendetta... o crudelmente ingiuriato Alfonso!... comparisci ombra sdegnosa; attenebra intorno a noi quest’aria, e quì fermati sin che le mie labbra tremanti abbiano... ah!... chi mai si appressa!”... “La più sventu-