Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/211

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rata tralle donne,” rispose Ippolita, entrando nella cappella... “padre, vorrei parlarvi; avete voi tempo di ascoltami?... ma cosa fa questo giovine ginocchioni?... che significa l’orrore impresso su’ vostri volti? e perchè davanti a questa venerabil tomba?... avete forse veduto qualche cosa?... per pietà, rispondete”... “Stavamo quì pieni di confusione,” replicò il religioso, “pregando fervorosamente il cielo onde si degni por fine ai mali che affliggono questa deplorabil provincia... deh, unitevi con noi, e la pura anima vostra sarà, spero, valevole ad impetrare dall’Altissimo la diversione delle terribili sciagure, le quali sembrano annunziate alla famiglia vostra dai prodigj negli scorsi giorni accaduti.” “Sì, prego istantemente il cielo di liberarcene,” soggiunse la devota principessa; “voi sapete che ho sempre impiegata questa vita ad implorar benedizioni sopra il mio consorte e sopra i figlj innocenti... oimè!... ne ho perduto uno!... restami solo a chiedere grazia per la mia povera