Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/97

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a’ rei disegni che tu racchiudi nel pensiero: i torti da te fatti alla virtuosa Ippolita gridan vendetta al cospetto della divina giustizia, la quale per mezzo mio ti riprende delle adultere tue intenzioni di repudiarla, e ti ammonisce di abbandonare le incestuose mire sulla tua nuora: il cielo che co’ tremendi giudizj suoi, fatti ultimamente cadere sulla tua famiglia, avrebbe dovuto renderti migliore, il cielo dico, che l’ha salvata dal tuo stolto furore, continoverà a vegliare sopra di lei: io pure, quantunque mi sia povero e dispregiato religioso ho tanto coraggio da esserle scudo contro la tua violenza... sì... io, qual tu mi vedi indegno peccatore, ed empiamente da te ingiuriato ed accusato come complice di non so quali amori, io mi rido degl’indegni mezzi co’ quali hai voluto tentare la mia onestà. L’utile del mio Ordine mi sta a cuore; ho gran venerazione per le anime devote; rispetto altamente la pietà della principessa tua consorte: ma non voglio perciò nè tradire la confidenza ch’ella ha in